… che sarà inclusa nel suo secondo album “The Freewheelin’ Bob Dylan” che uscì il 27 maggio 1963.
Ormai è noto che questo brano, composto ad appena 21 anni, ha rappresentato sia una svolta musicale per Dylan che essere divenuto nel tempo il suo “manifesto-pensiero”. Ha spiegato meglio questo concetto il critico musicale Andy Gill: “’Blowin’ in the Wind’ segnò un salto di qualità enorme nella scrittura di Dylan, nel songwriter. Prima di essa, tentativi come ‘The Ballad of Donald White’ e ‘The Death of Emmett Till’ erano stati semplici reportage retorici. Blowin’ in the Wind era differente: per la prima volta, Dylan scoprì l’effetto dello spostarsi dal particolare al generale. A tutt’oggi, rimane il brano con il quale viene maggiormente identificato Bob Dylan”
Per i più giovani, per quelli oggi meno attenti ai testi, più invogliati alla melodia, ricordiamo che questo celebre brano di stampo pacifista, è stato considerato nel tempo, il pensiero della generazione dei giovani dell’epoca, disillusi dalla politica che sfociò prima nella guerra fredda intorno al 1947 tra le allora due potenze principali, gli Stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica e quindi nella guerra del Vietnam, fra il 1° novembre 1955 e il 30 aprile 1975, contro la quale i giovani d’
Infatti, come è stato sottolineato, il focus principale che il giovanissimo Dylan volle sviluppare in ‘Blowin’ in the Wind’ era incentrato sulla condizione umana e sull’incapacità dell’uomo di rinnegare definitivamente e in maniera totale ogni tipo di guerra.
A maggiore comprensione, desidero inserire il testo, in cui le domande sono il filo conduttore che si chiudono con una risposta emblematica: “La risposta, amico mio, sta soffiando nel vento”.. “The answer, my friend, is blowin’ in the wind”..
“Quante strade deve percorrere un uomo
Prima di chiamarlo uomo?
Quanti mari deve navigare una colomba bianca
Prima di dormire nella sabbia?
Sì, quante volte devono volare le palle di cannone
Prima che vengano banditi per sempre?
La risposta, amico mio, sta soffiando ‘nel vento
Sì, in quanti anni può esistere una montagna
Prima che sia lavato al mare?
Sì, in quanti anni possono esistere alcune persone
Prima che gli sia permesso di essere liberi?
Sì, e quante volte un uomo può girare la testa
E far finta di non vedere?
La risposta, amico mio, sta soffiando ‘nel vento
Sì, e quante volte un uomo deve guardare in alto
Prima che possa vedere il cielo?
Sì, ‘n’ quante orecchie deve avere un uomo
Prima che possa sentire le persone piangere?
Sì, e quante morti ci vorranno prima che lui lo sappia
Che troppe persone sono morte?
La risposta, amico mio, sta soffiando ‘nel vento”
Forse non tutti sanno che il pezzo fu oggetto di qualche polemica, in entrambi i casi si sosteneva più o meno platealmente che fosse un plagio.
Da un lato si diceva che Bob Dylan avesse ripescato “No More Auction Block”, un canto degli schiavi afroamericani, ma fu lo stesso cantautore a confermare il fatto che da lì fosse provenuta l’ispirazione. Ad accorgersi per primo delle somiglianze tra i due pezzi, fu Pete Seeger, cantautore e compositore statunitense di musica folk, tra i più noti negli Stati Uniti. Ma già nel 1978 lo stesso Dylan, nel corso di un’intervista, confermò la fonte: “Blowin’ in the Wind – disse – è sempre stata uno spiritual. Presi una canzone chiamata ‘No More Auction Block’ , quello è uno spiritual e, Blowin’ in the Wind ha lo stesso feelin”
A sostenere ancor di più questa sua affermazione fu la sua interpretazione dello spiritual originario già nel 1962, in contemporanea quindi alla realizzazione del pezzo.
Un secondo caso invece di sospetto plagio fu sconfessato dallo stesso sedicente primo autore, Lorre Wyatt, studente delle scuole superiori, secondo cui Bob Dylan gli avrebbe ‘rubato’ il pezzo prima di diventare famoso. A sostenere la sua tesi, alcuni membri della scuola frequentata dal giovane che dissero di avergli sentito cantare la canzone almeno un anno prima della pubblicazione (che avvenne, ricordo, nel 1963). Alla fine fu lo stesso Wyatt a smentire il plagio e confessò di aver denunciato il falso per avere notorietà.
“Blowin’ in the wind” nel 1994 fu introdotta nella Grammy Hall of Fame. Nel 2004, la rivista Rolling Stones classificò il brano alla posizione numero 14 nella lista delle “500 Greatest Songs of All Time” da loro redatta.
Molte furono le cover sul celebre brano, una tra le più importanti è quella dell’amica Joan Baez
Patrizia Santini