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Earth Day 2020: la Giornata Mondiale della Terra compie 50 anni

Oggi, 22 aprile 2020, compie 50 anni la Giornata Mondiale della Terra. Iniziativa nata nel 1970 da una manifestazione spontanea di 20 milioni di cittadini americani, a protestare per l’inquinamento dopo un appello del governatore Gaylord Nelson. Da quel momento l’Earth Day è diventato un momento di riflessione volto all’ambiente.

Il tema di quest’anno è il clima, tema che rischia di essere accantonato dalla pandemia, ma gli esperti sottolineano quanto sia importante tutelare l’ambiente e vigilare sui governi che, desiderosi di far ripartire l’economia, potrebbero mettere da parte le leggi a tutela dell’ambiente.

All’Italia l’onore di aprire le celebrazioni mondiali, dedicandole a Papa Francesco nel quinto Anniversario della sua enciclica Laudato si’. Il programma mondiale delle dirette streaming prevede l’intervento di Barack Obama, Leonardo DiCaprio e il dialogo tra Greta Thurnberg e il direttore del Potsdam Institute.

In Italia tra le iniziative previste segnaliamo il grande abbraccio virtuale promosso da Legambiente con #Abbracciamola e #EarthDay, i due principali hashtag da usare per condividere sui social network le proprie foto con la Terra protagonista.

A tal proposito si aggancia la ricerca della Regione Emilia Romagna e Arpae – Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia nell’ambito del progetto europeo Prepair, che coinvolgerà l’area del bacino Nord-Adriatico, per conoscere e misurare nel dettaglio gli effetti che le misure di lockdown sulla qualità dell’aria. Oltre alla Regione, lo studio coinvolge gli altri 18 partner del progetto Prepair (Regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, provincia di Trento e relative agenzie regionali per l’ambiente, le municipalità di Bologna, Milano, Torino, l’agenzia ambientale slovena Arso, Fondazione Lombardia per l’Ambiente Fla e la società consortile emiliano-romagnola Arter), la Rete italiana ambiente e salute Rias (sviluppata nell’ambito di un progetto finanziato dal Ministero della salute) e il gruppo di lavoro regionale ambiente e salute che unisce gli esperti di Arpae, dei Dipartimenti di Sanità pubblica e dei diversi Servizi regionali.
“Lo studio servirà anche a mettere a punto, nella fase 3 (post Covid-19), una strategia condivisa per i nuovi piani e programmi per il miglioramento della qualità dell’aria e il contrasto ai cambiamenti climatici, che dovranno tenere conto di un contesto socioeconomico completamente mutato – sottolinea l’assessore regionale all’Ambiente, Irene PrioloSuperato il periodo di prima emergenza, la ripresa delle attività economiche e sociali dovrà necessariamente essere orientata verso una maggiore sostenibilità, con ancora più slancio verso una transizione ecologica che ci consenta di creare una società più equa, un territorio più sicuro e rispettare le necessità delle generazioni future”.

Lo studio
Le misure di contenimento dell’epidemia Covid-19 hanno portato ad una drastica limitazione del traffico (fino a -80%) e di molte attività produttive industriali; per questo offrono un’opportunità inedita di valutare sperimentalmente l’efficacia di queste misure sulla qualità dell’aria e di indagare, attraverso studi scientifici rigorosi, la possibile relazione tra pandemia e inquinamento atmosferico.
La Regione Emilia-Romagna ha, quindi, deciso di promuovere uno studio per estendere le conoscenze maturate nell’ambito del progetto europeo Prepair, incrociando i dati epidemiologici con quelli ambientali relativi alla concentrazione di inquinanti e alle variazioni delle emissioni in relazione ai consumi energetici, al traffico locale e autostradale e alle condizioni meteorologiche. Questi dati saranno utilizzati per valutare l’esposizione della popolazione agli inquinanti atmosferici nelle condizioni precedenti e durante il lockdown.
I risultati saranno valutati da un comitato scientifico, appositamente costituito, e resi disponibili per altre indagini a livello nazionale e internazionale. Un lavoro che nel suo iter prevederà anche il coinvolgimento prima di tutto delle Regioni del bacino padano, delle principali istituzioni di ricerca, del centro meteo e del mondo associativo ambientalista.

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