Con la fase 2 stiamo tutti tornando lentamente alla normalità, alcuni stanno tornando al lavoro, si può tornare a passeggiare al parco e far visita ai congiunti che non vediamo da due mesi. Però per molti questo potrebbe portare ansia e frustrazione.
Come riporta Adnkronos, secondo la Società italiana di psichiatria (Sip), più di un milione di italiani soffre della “sindrome della capanna”, la paura di uscire di casa, che in alcuni casi predisposti potrebbe portare a psicopatologie e disturbi dell’adattamento. Come spiegano Massimo di Giannantonio ed Enrico Zanalda, presidenti di Sip, “stiamo percependo un numero enorme di persone in difficoltà per la paura di affrontare la vita precedente, uscire di nuovo e lasciare la casa che è diventata un rifugio che li ha protetti e tenuti al sicuro dal coronavirus”.
“Dopo due mesi di quarantena una quota consistente di popolazione, che prima non aveva disturbi, vive l’agognata possibilità di un ritorno alla parvenza di normalità con l’ansia di riprendere i ritmi precedenti e la paura di non adattarsi ai nuovi” ma si tratta di una reazione del tutto normale.
E’ molto importante, però, non sottovalutare questa situazione di disagio e affrontare le proprie paure e se ansia, frustrazione, insonnia e irascibilità continuano per diverso tempo è il caso di consultare uno specialista: “se il disagio si protrae per più di tre settimane ed è acuito dall’incertezza verso il futuro, dalla preoccupazione per la situazione economica e per la precarietà del lavoro, in un caso su tre aumenta il rischio di sviluppare nel tempo veri e propri disturbi mentali, come la depressione maggiore, gli attacchi di panico e disturbi dell’adattamento”.
Perché, come ricordano Di Giannantonio e Zanalda “si tratta di disturbi noti per i quali esistono trattamenti concreti e di comprovata efficacia che possono migliorare la qualità di vita, la forza di ripresa e la capacità di tornare a scommettere su sé stessi”.