Gli anticorpi neutralizzanti del virus SarsCoV2 persistono nei pazienti fino ad almeno otto mesi dopo la diagnosi di Covid-19, indipendentemente dalla gravità della malattia, l’età dei pazienti o la presenza di altre patologie. A dirlo uno studio su questo tema condotto dall’Ospedale San Raffaele di Milano, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità (Iss), e pubblicato sulla rivista Nature Communications.
Inoltre chi non riesce a produrli entro i primi quindici giorni dal contagio è a maggior rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19.
“Contrariamente a quanto emerso da studi precedenti, la presenza precoce di anticorpi neutralizzanti contro Sars-CoV-2 è effettivamente correlata a un migliore controllo del virus e a una maggiore sopravvivenza dei pazienti – precisano i ricercatori – Per fortuna questo è vero nella maggior parte dei casi: il 79% dei pazienti arruolati ha infatti prodotto con successo questi anticorpi entro le prime due settimane dall’inizio dei sintomi. Chi non ci è riuscito è risultato a maggior rischio per le forme gravi della malattia, indipendentemente da altri fattori come l’età o lo stato di salute. Allo stesso tempo, la presenza degli anticorpi neutralizzanti, pur riducendosi nel tempo, è risultata molto persistente: a otto mesi dalla diagnosi erano solo tre i pazienti che non mostravano più positività al test. La persistenza di questi anticorpi per almeno otto mesi è indipendente dall’età dei pazienti o dalla presenza di altre patologie”.
Lo studio è stato condotto seguendo nel tempo 162 pazienti positivi al SarsCoV2 (di cui il 67% maschi e un’età media di 63 anni), con sintomi di entità variabile, che si sono presentati al pronto soccorso del San Raffaele durante la prima ondata della pandemia in Italia. I primi campioni di sangue sono stati raccolti al momento della diagnosi e risalgono a marzo-aprile 2020, gli ultimi a fine novembre 2020. (fotografia di repertorio di Fusion Medical Animation su Unsplash)