Si chiama Aedes koreicus ed è una “cugina” della famigerata zanzara tigre. La zanzara coreana, che ha fatto il suo ingresso nel nostro Paese, non è ancora stata rilevata in Emilia Romagna ma, spiega il dottor Mattia Calzolari del Laboratorio di Entomologia Sanitaria dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna Ubertini, “siamo circondati e, dunque, è solo una questione di tempo”.
Si chiama Aedes koreicus ed è una “cugina” della famigerata zanzara tigre. La zanzara coreana, che ha fatto il suo ingresso nel nostro Paese, costituisce per certi versi ancora un mistero e dunque non si conoscono con certezza quali siano i potenziali rischi per l’uomo derivanti dalla sua diffusione.
La zanzara coreana, endemica in Giappone, nel nord della Cina, nella Corea del Sud e in alcune zone della Russia, in Italia è stata segnalata per la prima volta nel 2011 in Veneto e oggi è sempre più diffusa in Lombardia, così come in Trentino Alto Adige e Liguria, ad altitudini e condizioni climatiche inadatte per la sopravvivenza della maggior parte delle specie di zanzare. “Resistendo a temperature più basse rispetto alla tigre – spiega il dottor Mattia Calzolari del Laboratorio di Entomologia Sanitaria dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna Ubertini – questa specie è in grado di insediarsi nelle fasce collinari, fino alla prima montagna. In Italia ne è stata registrata la presenza, seppur marginale, fino a 1.200 metri. Essendo una specie nuova ad oggi è impossibile sapere dove si andrà a posizionare ma probabilmente colonizzerà aree dove la cugina tigre fatica a stabilirsi”.
Una cosa però è certa, “in Pianura Padana gli esemplari adulti di Aedes koreicus non supereranno l’inverno a causa delle temperature troppo rigide”, assicura il dottor Calzolari. Nella nostra Regione, dove peraltro “non esiste una sorveglianza mirata”, la presenza dell’insetto non è ancora stata rilevata ma, prosegue Calzolari, “siamo circondati e, dunque, è solo una questione di tempo”.
Sulla sua potenziale pericolosità quale vettore di patologie, Calzolari è cauto: “l’impressione è che questa zanzara sia meno aggressiva per l’uomo ma non si conosce ancora quale sia il suo ospite preferito e chi punga con maggiore frequenza”, spiega. E questo non è un dettaglio da poco per capire la sua capacità di trasmettere virus o agenti patogeni. “Non dimentichiamo – conclude Mattia Calzolari – che per rappresentare un reale pericolo sanitario e provocare epidemie la densità di questo insetto dovrebbe essere molto importante e, ad oggi, non è così. Sinora è stato ipotizzato possa trasmettere l’encefalite giapponese e la filariasi mentre in laboratorio alcuni studi hanno dimostrato come la zanzara coreana possa infettarsi e a sua volta veicolare la Chikungunya ma non è detto che riesca a farlo in natura, sul campo”.
Per difenderci da questo nuovo e sgradito insetto, gli accorgimenti sono quelli che adottiamo per limitare la proliferazione e le punture della Tigre: evitare i ristagni d’acqua, utilizzare repellenti, scegliere abiti chiari e rinunciare alla quotidiana spruzzata del proprio profumo preferito.