I fibromi o miomi uterini rappresentano la patologia benigna in assoluto più frequente, manifestandosi in circa una donna su tre dopo i 35 anni. Con sintomi fastidiosi tra cui sanguinamenti che possono portare ad un’anemia talora severa, dolore e infertilità.
Fino ad oggi la terapia per curare la fibromatosi uterina sintomatica è stata essenzialmente chirurgica, con l’asportazione del fibroma o, nei casi più gravi, dell’utero. Negli ultimi anni la ricerca si è concentrata su una terapia più conservativa e personalizzata, soprattutto nelle donne in età fertile. E la struttura di Ostetricia e Ginecologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, diretta da Tullio Ghi si è specializzata in questa tecnica che prevede l’utilizzo di una temperatura elevata per coagulare il tessuto malato dell’utero risparmiandone le aree sane.
“L’ablazione ipertermica dei fibromi uterini con radiofrequenza – spiega il dottor Maurizio Di Serio dell’equipe di Ginecologia del Maggiore – rappresenta una tecnica chirurgica mininvasiva che consente di arrivare direttamente al fibroma attraverso un ago-elettrodo inserito per via trans-vaginale eco guidata, senza causare dolore o lasciare cicatrici. La coagulazione del fibroma determina una significativa riduzione e scomparsa dei sintomi riducendo il volume della lesione sia direttamente che attraverso la chiusura dei vasi sanguigni che lo nutrono. Il trattamento viene eseguito in sedazione profonda e in regime di ‘day surgery’. La degenza breve insieme all’assenza di cicatrici ed alle ridotte complicanze della metodica si traduce in un rapidissimo ritorno alla vita di tutti i giorni con una convalescenza estremamente breve”.
“Attualmente pochi centri in Italia sono specializzati nell’utilizzo di questa tecnica – aggiunge il direttore Tullio Ghi – . L’unità di Ginecologia dell’Ospedale Maggiore di Parma ha eseguito i primi casi di ablazione dei fibromi con radiofrequenza e le pazienti sono state dimesse dopo circa quattro ore di degenza in assenza di alcuna sintomatologia. La possibilità di poter offrire, soprattutto nelle donne in età fertile, una tecnica mininvasiva ‘non chirurgica’, rapida, con breve ospedalizzazione e soprattutto senza cicatrici sul viscere uterino si traduce in un trattamento più personalizzato e selettivo dei fibromi uterini, prevenendo i rischi collegati ad approcci chirurgici più invasivi”. (nella fotografia il dottor Di Serio e il direttore Ghi)
comunicato stampa