57 asini di un allevamento di San Possidonio, nella Bassa modenese, sono finiti all’asta a seguito della dichiarazione di fallimento della società proprietaria da parte del Tribunale di Modena. Solo otto non sono macellabili, quindi 49 di loro rischiano di finire male. È la denuncia dell’OIPA, Organizzazione internazionale protezione animali, che chiede la salvezza dei poveri animali.
“Esseri senzienti- scrive OIPA – trattati come merce, come oggetti, finiti in un portale d’aste insieme a biciclette, auto, mobili. Gli asini sono stati valutati 250 euro a esemplare. All’asta, l’intero lotto avrà quindi un prezzo base di 14.250 euro, con un rilancio minimo di 500 euro”.
“Quella dell’asta di animali è una procedura amministrativa non etica nella quale gli animali sono considerati meri oggetti -. dichiara il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto – Siamo molto lontani dal recepimento del Trattato di Lisbona del 2007 che tutela gli animali in quanto “esseri senzienti”. Mandarli all’asta è quanto meno discutibile”.
Diverse le associazioni animaliste che hanno lanciato appelli e raccolte fondi affinché gli animali possano rimanere dove sono nati e cresciuti o, almeno, vengano acquisiti da chi non li farà abbattere. Per trovare una soluzione c’è tempo fino al 5 marzo, giorno dell’asta.
“Chiamateli somari oppure asini – scrive in un comunicato stampa Piero Milani, responsabile de Il Centro fauna Selvatica il Pettirosso di Modena –, ma restano certamente animali adorabili e intelligenti che non danno meno in quantità di affetto rispetto ad altri animali e chi non ne ha mai avuto uno, dovrebbe provare e gli resterà nel cuore tutta la vita.
Ora 57 somarini stanno rischiando la vita a causa di un fallimento dell’azienda in cui sono rinchiusi e sembra che li vogliano vendere all’asta in blocco per la macellazione, questo rende ancora più difficoltosa la vendita a chi ne vorrebbe acquistare solo qualcuno a scopo benefico. Gli asini vengono utilizzati anche nella Pet therapy e in tante altre terapie di supporto per bambini e adulti con enorme successo. Dunque le idee e le proposte per salvare loro la vita devono emergere, perché non si può pensare che in Emilia-Romagna non vi sia altra scelta che il macello. Sarebbe una sconfitta per un popolo virtuoso che ha sempre dimostrato una forza straordinaria anche nei momenti più bui e difficili a incominciare dal 2012 fino arrivare ai giorni nostri“.
Il Centro fauna il Pettirosso, che già ospita Jessi e Macomer, due somarelli felici, si sta interessando alla vicenda e lancia un appello alle fattorie didattiche: “Se ogni fattoria didattica ne prendesse uno o al massimo due essendo in Provincia di Modena in 49, il problema si risolverebbe da sé. Ma se allarghiamo a tutta l’Emilia-Romagna diventano 295 strutture che insegnano il benessere animale o il rispetto per gli stessi a bambini e adulti, insomma quale esempio migliore sarebbe quello di salvare un somarino che verrà adorato da tutti? Noi del Pettirosso faremo la nostra parte se ce ne daranno la possibilità. I giorni che restano non sono tanti dopo non ci si può pentire di avergli girato le spalle, ma una cosa ve la dico, non vi pentirete di averne salvato uno o due”, conclude Piero Milani. (nella foto di copertina: Piero Milani con Jessi e Macomer)