Dopo i dieci comuni del Circondario imolese e i quattro confinanti in provincia di Ravenna che sono passati in zona arancione scuro da oggi, 25 febbraio, anche Bologna rischia la stessa sorte. Lo ha riferito Raffaele Donini, assessore regionale alla Salute dell’Emilia-Romagna, a termine di una videoconferenza rispondendo a domande sulla terza ondata di pandemia.
Come riporta il Resto del Carlino, ieri sono stati registrati 672 nuovi casi nel territorio metropolitano di Bologna, picco massimo raggiunto dall’inizio della pandemia un anno fa. Numeri molto preoccupanti per cui oggi si terrà un vertice tra Stefano Bonaccini, l’Ausl, la Città Metropolitana e il Comune per decidere come agire nei prossimi giorni.
Si sta avvicinando la terza ondata della pandemia e i numeri dei nuovi contagi degli ultimi giorni, secondo Donini, potrebbe essere riconducibile alla zona gialla, con di un sistema di restrizioni più blando, e alla presenza di una variante del virus, molto più contagiosa. Per la prima volta si affronta la circolazione contemporanea del Covid-19 e della variante inglese: “Quindi dobbiamo capire se queste misure sono sufficienti per addolcire, fermare e ridurre la curva oppure se serva, come abbiamo fatto per esempio nel circondario imolese, a livello locale, con un tasso di incidenza particolarmente elevato, adottare ulteriori misure di contenimento. Lo abbiamo fatto per il circondario imolese, lo stiamo valutando ovviamente anche per la Città metropolitana bolognese”, ha detto Donini.
In attesa della decisione del vertice di oggi, il sindaco Virginio Merola ha confermato l’ordinanza che vieta la vendita di alcolici, dalle 18 alle 6 del giorno dopo, agli esercizi di vicinato del settore alimentare e misto del centro storico. L’ordinanza entrerà in vigore da domani, 26 febbraio, fino al 6 aprile 2021.
Aggiornamento ore 16.50
La Città metropolitana di Bologna passa ad ARANCIONE SCURO da sabato 27 febbraio. Da lunedì primo marzo, poi, saranno chiuse tutte le scuole, dalle primarie in poi.
Garantiti i servizi solo in nidi e materne. Si tratta di una misura giustificata dall’aumento dei contagi nel bolognese, con rischio di collasso delle strutture sanitarie a breve se non saranno limitati i contatti tra le persone.