Venne sottoposto alla radioterapia alla testa risultata del 200 per centro superiore a quella prescritta nell’ambito di un trattamento per curare una grave forma di leucemia: è questa l’accusa, come riporta l’Ansa, che la Procura di Perugia contesta a un fisico-medico e all’allora dirigente medico della struttura complessa di radioterapia che aveva in cura il piccolo di 6 anni, entrambi rinviati a giudizio con l’accusa di lesioni personali colpose.
La vicenda risale all’autunno del 2016: in base alla ricostruzione del pm, il trattamento provocò al bambino una patologia cerebrale dalla quale sarebbe scaturita “una grave regressione nella capacità di cognizione e di ragionamento e un notevole deficit di coordinazione“. Fu la madre ad accorgersi dei primi problemi. Vennero poi eseguiti controlli ed esami medici che accertarono la nuova malattia. La famiglia ha così sporto denuncia-querela attraverso l’avvocato Laura Modena.
Come riporta l’agenzia Ansa, nel capo d’accusa nei confronti del fisico medico si parla di “macroscopico errore di determinazione e calcolo della dose di irradiazione precauzionale encefalica” per il bambino.
L’allora dirigente medico della struttura complessa di radioterapia oncologica è stata invece citata in giudizio in quanto “essendo titolare di una posizione di garanzia” nei confronti del bambino “ometteva di controllare e verificare che l’esecuzione del trattamento radioterapico fosse effettuata nei termini e nelle dosi rigorosamente indicati, così da contribuire causalmente all’insorgenza della patologia cerebrale che non si sarebbe verificata ove avesse compiutamente controllato la correttezza del trattamento radioterapico“.
Sarà ora il processo a stabilire le ragioni dell’errore e le eventuali responsabilità. (fotografia di copertina: PxHere)