“La scenografia, pensata come un auditorium, è concepita prospetticamente per espandersi nel Teatro Ariston. Maglie larghe in acciaio – quasi vie – costruiscono un legame con l’esterno attraverso percorsi di luce. Il bianco trionfa: purezza dell’arte”. Così Emanuela Trixie Zitkowsky, scenografa del 68° Festival di Sanremo, racconta l’incontro tra luce, immagine e architettura sul palco dell’Ariston, per accompagnare lo spettacolo delle canzoni davanti ai milioni di telespettatori a casa e ai 1273 spettatori seduti in teatro. “La musica al suo interno, proprio grazie a queste maglie di legami, esce all’esterno traendo ispirazione e motivo di esistere – spiega -. Gli elementi architettonici donano volumi di scena a rappresentare un agglomerato urbano, una città del futuro. Attraverso due spirali video che si innalzano e si elevano in torsione elicoidale per aiutare la musica ad innalzarsi verso nuovi orizzonti. Gli archi acustici trovano verticalità per aiutare i suoni a diventare universali”.