LECCE (4-3-3) – 30 Falcone; 12 Guilbert (dal 33′ st 3 Rebic), 4 Gaspar, 6 Baschirotto, 25 Gallo; 10 Oudin (dal 15′ st 29 Coulibaly), 20 Ramadani (dal 15′ st 30 Sansone), 8 Rafia; 13 Dorgu, 9 Krstovic, 22 Banda (dal 20′ 50 Pierotti). A disp. 1 Fruchtl, 98 Borbei, 32 Samooja; 19 Jean, 77 Kaba, 27 McJannet, 2 Pelmard, 7 Tete Morente. All. Luca Gotti
EMPOLI (3-5-2) – 23 Vasquez; 2 Goglichidze (dal 16′ st 22 De Sciglio), 34 Ismajli, 21 Viti; 11 Gyasi, 6 Henderson, 32 Haas, 93 Maleh (dal 35′ st 19 Ekong), 13 Cacace (dal 35′ st 7 Sambia); 29 Colombo, 9 Pellegri (dal 23′ st 17 Solbakken). A disp. 98 Brancolini, 12 Seghetti; 3 Pezzella, 35 Marianucci, 90 Konate. All. Roberto D’Aversa
Arbitro: Sig. Juan Luca Sacchi di Macerata (Dei Giudici-Perrotti – IV Uff.le Cosso | VAR Maggioni-La Penna)
Marcatori: al 33′ 9 Pellegri (E); al 32′ st 50 Pierotti (L).
Note: Angoli Lecce 4 Empoli 3. Ammoniti: al 46′ 13 Cacace (E); al 7′ st 9 Pellegri (E), al 39′ st 6 Henderson (E). Espulsi: nessuno. Recupero: 2′ pt – 5′ st. Spettatori: 25mila.
La lista lunghissima degli infortunati, a cui si sono aggiunti anche Anjorin e Pezzella alla vigilia del match (l’esterno era in panchina ma non schierabile, ndr), non frena la corsa dell’Empoli di D’Aversa che “rischia” perfino di sbancare Lecce con un’altra prestazione di assoluto livello. Agli azzurri, scesi in campo al Via del Mare con la marmorea seconda divisa, è mancato un pizzico di fortuna e di cattiveria in più e, probabilmente, i cambi giusti che avrebbero permesso al tecnico empolese di fronteggiare meglio quelli operati nella ripresa dal collega leccese.
Andiamo con ordine. Gli azzurri si presentano al via con la sorpresa di schieramento rappresentato dalle due punte Pellegri e Colombo, terminali offensivi di un compatto 3-5-2; i salentini, sospinti da oltre venticinquemila spettatori, invece con un tridente che si “spunta” dopo venti minuti per l’infortunio occorso a Banda. Sarà il destino poi che proprio il subentrato, l’argentino Pierotti, si riveli determinante e decisivo nel corso della ripresa.
Con il passare dei minuti l’Empoli prende decisamente il pallino del gioco in mano: aggressivi sulle seconde palle, compatti tra le linee, graffianti nelle ripartenze. Solo Dorgu e Banda sembrano poter graffiare un po’ la retroguardia empolese, Kristovic invece finisce nella tela tesa da Ismajli, poi Banda si fa male (20′) e il Lecce, nonostante l’ingresso di Pierotti, appare ancora più inoffensivo. Così l’Empoli diventa assoluto padrone del terreno di gioco, e intorno alla mezzora Pellegri prende le misure della porta di Falcone con un tiro centrale e rasoterra. Misure evidentemente prese alla perfezione, perché al 33′ l’ex Monaco colpisce con una conclusione precisa all’angolino basso su cui l’estremo leccese può essere solo spettatore aggiunto. Il vantaggio dell’Empoli è meritato e legittimato da un continuo crescendo di ritmo e palleggio, che viene spezzato solo dal duplice fischio del direttore di gara che, dopo ulteriori due minuti di recupero, manda le due squadre negli spogliatoi per l’intervallo, sotto un diluvio di fischi e “qualcos’altro” per i padroni di casa. Il risultato dice 0-1 per i toscani, ma l’Empoli poteva anche chiudere con un vantaggio più importante, ad esempio per l’occasionissima capitata a Maleh il cui tiro a botta sicura è stato respinto con il proprio corpo da Gaspar.
Alla ripresa il popolo del via del Mare, quello di fede giallorossa ovviamente, si aspetta una ripartenza di tutt’altro spessore, ed invece è ancora l’Empoli a guadagnarsi meritati applausi. Pellegri colpisce ancora Gaspar con una conclusione diretta verso la porta, poi Cacace scaglia verso la porta dei salentini un diagonale rasoterra preciso e diretto all’angolino che Falcone in tuffo disperato con la mano aperta devia sul palo, e sulla cui respinta si avventa Colombo che manda sul fondo di pochissimo.
La svolta del match, in negativo per l’Empoli, sta proprio tra questa doppia occasione non sfruttata ed il doppio cambio che intorno all’ora di gioco opera il tecnico del Lecce Gotti. Un doppio cambio con gli ingressi di Sansone e Coulibaly a centrocampo, al posto di Oudin e Ramadani, che da un volto diverso alla partita. Con il passare dei minuti, infatti, nel centrocampo dell’Empoli si aprono delle crepe su cui il Lecce trova spazio e ispirazione, d’altronde D’Aversa non ha molte armi in questo senso; probabilmente sarebbe stato tutto o quasi diverso se avesse avuto a disposizione gente come Fazzini, Anjorin, Grassi, tanto per fare dei nomi illustri schierabili in quella zona di campo. Invece la risposta del tecnico empolese è il cambio Goglichidze-De Sciglio, con l’ex Juventus a dare esperienza nel pacchetto difensivo empolese, e Solbakken in luogo di Pellegri che dopo un’ora di partita ha ovviamente finito il carburante.
L’Empoli inevitabilmente arretra, il Lecce preme e mette nel mirino la porta di Vasquez. Kristovic calcia fuori, Sansone invece con una punizione diretta dal limite dell’area di rigore impegna Vasquez, poi ancora Kristovic che da pochi passi manca il bersaglio. L’Empoli va in apnea, prova a resistere, ma al 32′ capitola con il colpo di testa vincente di Pierotti su cross dalla sinistra di Gallo.
Agguantato il pari Gotti inserisce anche Rebic in luogo di Guilbert, D’Aversa invece inserisce Ekong e Sambia per Maleh e Cacace, nel tentativo di riossigenare la mediana azzurra, e ordina ai suoi di passare al 3-4-2-1, come a voler dare un segnale e cioè quello di farsi schiacciare meno dagli avversari provando ad impegnare di più la loro linea difensiva. L’operazione inizialmente non riesce perché il Lecce sfiora in almeno due occasioni il ribaltone, e cioè quando Sansone coglie un incrocio dei pali su una nuova punizione dal limite, e Kristovic di testa inquadra la porta ma coglie la traversa.
Colpire “un legno” a volte può essere un segnale di avvicinamento alla porta avversaria, altre volte può essere un segnale diametralmente opposto, com’è avvenuto in un certo senso all’Empoli con Cacace in avvio di ripresa, per esempio; un segnale premonitore ad indicare che può accadere qualcosa di inaspettato. Ed in effetti qualcosa di inaspettato accade veramente. Dopo almeno venti minuti di grandissima sofferenza gli azzurri, con carattere e orgoglio, bussano due volte molto pericolosamente dalle parti di Falcone. In un primo caso l’estremo difensore si oppone male ad una conclusione di Ekong, con la palla che gli sfugge dalle mani e sulla quale si avventano Solbakken e Colombo, con gli azzurri che finiscono per ostacolarsi a vicenda e fare fallo sul portiere. Il secondo caso, nel pieno dei cinque minuti di recupero, è a dir poco clamoroso. I salentini perdono palla nel cerchio di centrocampo e l’Empoli va in contropiede in un quattro contro due micidiale, Colombo inizializza e rifinisce l’azione ma il suo tiro viene deviato provvidenzialmente in calcio d’angolo da Baschirotto. Il triplice fischio finale arriva con l’Empoli in attacco.
Alla fine l’Empoli porta a casa il risultato che forse alla vigilia maggiormente aveva cercato, un risultato cioè che potesse dare continuità alla vittoria casalinga di lunedì scorso contro il Como. Con così tanti indisponibili, e con due giorni e mezzo di riposo in meno rispetto agli avversari, e soprattutto alla fine di un ciclo di partite in cui si è giocato quattro volte in quattordici giorni era veramente difficile fare di più.
Per fortuna adesso c’è la sosta, con la speranza che questa sosta faccia recuperare energie preziose e qualche pedina da mettere a disposizione del tecnico.
Fonte: gabrieleguastella.it