Home Magazine Sinisa Mihajlovic cita Vasco e parla della sua malattia

Sinisa Mihajlovic cita Vasco e parla della sua malattia

“Eh già, io sono ancora qua”. Sinisa Mihajlovic ha citato Vasco Rossi per riassumere la gioia di essere tornato alla vita dopo “quattro mesi e mezzo tosti, rinchiuso da solo in una stanza di ospedale, con aria e acqua filtrata, dove il desiderio più grande era una boccata d’aria, ma non lo potevo fare”.

Gli esiti del trapianto di midollo osseo a cui l’allenatore del Bologna si è sottoposto il mese scorso non sono ancora noti, anche se i primi trenta giorni sono stati liberi da complicazioni. “Dovranno passare cinque anni per decretare la definitiva guarigione”, ha spiegato la dottoressa Francesca Bonifazi, dell’Istituto di Ematologia “Seragnoli” del Policlinico Sant’Orsola, “ma già a due anni dalla diagnosi potremo avere indicazioni ragionevoli”. Per capire se il trapianto ha avuto gli effetti sperati, invece, bisognerà attendere ancora un paio di mesi.
Mihajlovic, maglione rosso e coppola, sotto la quale ha cercato di nascondere gli occhi spesso lucidi e un volto segnato dai chili persi dall’inizio della terapia, ha voluto ringraziare tutti, a partire dal personale medico e paramedico del Seragnoli, passando per i tifosi del Bologna e di tutta Italia, “che mi hanno trattato come un fratello, come un figlio”, e per la società rossoblù, “che non ha mai messo in dubbio nulla, dal primo momento in cui ha saputo della malattia”.

Il pensiero più tenero lo ha rivolto alla famiglia: alla moglie Arianna, che “è stata sempre con me, dimostrandomi ancora una volta quanto sono fortunato e di essere l’unica persona che conosco che abbia più palle di me”; ai figli, che “sono la mia vita e che hanno accettato di fare tutto il possibile per aiutarmi con il trapianto e non solo”; al fratello e alla madre, che Mihajlovic potrà riabbracciare durante le festività natalizie.

In un’ora e mezza di conferenza stampa, il tecnico serbo si è aperto al mondo raccontando tutto della malattia: i momenti di noia passati nella stanza d’ospedale, la progressiva perdita di appetito, le “19 pastiglie” che ora deve prendere tutti i giorni per scongiurare l’insorgenza di complicanze e per poter tornare ad avere la libertà di dormire a casa; le emozioni e le debolezze, la paura e le lacrime versate: “In questi quattro mesi ho pianto e non ho più lacrime. Mi sono rotto le palle di piangere”. Un pensiero poi, Mihajlovic lo ha rivolto alle persone che, come lui, stanno affrontando una battaglia durissima contro la leucemia o qualsiasi altra malattia grave: “Non mi sono mai sentito eroe, ma uomo, sì forte, con tutte le fragilità che ognuno di noi ha. Non vergognatevi se non riuscite ad affrontare la malattia come ho fatto io: è normale avere paura, piangere, ma non bisogna mai perdere la voglia di combattere, di vivere. E’ una malattia bastarda: per affrontarla bisogna trovare la forza dentro di noi e nelle persone a nostro fianco, combattendola un giorno alla volta”.

Il progressivo ritorno alla normalità di Mihajlovic è passato anche da questa conferenza stampa. E’ stato lo stesso Sinisa a chiedere di parlare anche di calcio e per la sua squadra, che gli ha fatto la sorpresa di entrare nella sala stampa del Dall’Ara a inizio conferenza (“Fanno di tutto per non allenarsi”, ha commentato scherzosamente Mihajlovic), ha usato tanto bastone e poca carota: “Sapevo che con la malattia avrei condizionato la squadra, ma non volevo fosse una scusa. Voglio bene alla squadra e al mio staff, ma da loro mi aspettavo di più. Ho fatto sacrifici tutti i giorni per stare loro vicini, anche quando avevo 40 di febbre, e mi aspettavo di vedere lo stesso anche da parte loro in campo. Purtroppo non è stato sempre così. Da adesso – ha aggiunto Mihajlovic – dobbiamo dare tutti il 200% e riprendere a macinare punti: chi non lo farà, dovrà fare i conti con me”.

Eh già, Sinisa è ancora qua e lo sarà ancora: “Lo devo a chi mi è vicino, lo devo a me stesso, perché mi fa sentire vivo”.

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