L’abusivismo già in tempi non sospetti rappresenta una vera e propria “piaga, ma oggi questo tipo di attività va combattuta con ogni mezzo perché rischia di allargare ulteriormente i contorni dell’emergenza sanitaria in atto”. E’ la durissima la condanna di Alle Tattoo
L’emergenza non ferma la voglia di tatuarsi e, come spiega Alle Tattoo, in questo drammatico momento di isolamento forzato “il fenomeno dell’abusivismo sta raggiungendo picchi sconvolgenti. Il problema però è che in questa fase, farsi tatuare in casa può essere davvero pericoloso poiché le stringenti e necessarie norme igienico-sanitarie che devono essere rispettate non possono essere garantite. E laddove gli standard di sicurezza non vengono assicurati, il pericolo di contrarre infezioni è altissimo”. L’abusivismo già in tempi non sospetti rappresenta una vera e propria “piaga, basti pensare che nel nostro Paese si stima vi siano circa 10 abusivi per ogni professionista a norma, ma oggi questo tipo di attività va combattuta con ogni mezzo perché rischia di allargare ulteriormente i contorni dell’emergenza sanitaria in atto”. E’ durissima la condanna di Alle Tattoo, il cui studio di Limidi di Soliera, così come quelli di tutti i suoi colleghi, è chiuso nel rispetto dei divieti stabiliti dal Governo.
“Per noi questo periodo è molto pesante dal punto di vista economico, mentre al contrario il mondo sommerso di piercing e tattoo abusivi a marzo ha avuto un’impennata moralmente inaccettabile. Sapere che nel pieno di una guerra, c’è chi fa festa in barba alle regole e nella piena illegalità non può essere tollerato. Da un lato non comprendo come di fronte alla drammaticità di quanto sta accadendo qualcuno possa sentire il desiderio di farsi un tatuaggio ma quel che più mi preme ribadire è la pericolosità di certi comportamenti. Il rischio di contrarre infezioni ricorrendo a tatuatori improvvisati è alto e non credo che questo sia il periodo giusto per rivolgersi agli ospedali”.
Un altro capitolo preoccupante è quello legato allo smaltimento dei rifiuti: “gli aghi e gli strumenti taglienti usati, materiale che dovrebbe essere conferito a parte, vengono gettati nell’indifferenziato e il rischio che qualcuno si punga non è affatto remoto. E comunque mi domando, se già normalmente per queste persone è difficile lavorare col necessario materiale sanitario ora dove lo reperiscono? Quali materiali utilizzano? Cosa ne sanno gli abusivi di contaminazione diretta e indiretta?”.
Insomma, i ragazzi che non rinunciano a un tattoo o a un piercing in piena tempesta coronavirus rischiano grosso, “loro e i famigliari con cui vivono”, prosegue Alle Tattoo che invita chi conosce tali situazioni a denunciarle alle Forze dell’Ordine. “Il problema oggi non è più solo di carattere etico o morale: è sanitario. Tatuare è la mia passione e il mio lavoro ma adesso non si può fare, è pericoloso, stupido e incivile non attenersi al decreto”. Voltarsi dall’altra parte non è più accettabile.
Jessica Bianchi