E’ pronto il piano regionale dell’Emilia Romagna sui test sierologici: i privati potranno sottoporsi al test solo con prescrizione medica e a pagamento; a carico del sistema sanitario rimane invece il costo dell’eventuale tampone di verifica di positività
“Il tampone oro/nasofaringeo è il solo e unico strumento che assicura la diagnosi da Covid 19: essendo l’oggetto più prezioso a nostra disposizione – ha dichiarato l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini – abbiamo intenzione di implementarne l’effettuazione nell’arco dei prossimi giorni. Oggi abbiamo una potenza di fuoco di circa 5mila tamponi al giorno – ne sono già stati effettuati oltre 231mila e di questo passo a fine giugno avremo testato almeno 500mila persone – ma entro la fine di maggio vogliamo arrivare a quota 10mila ed entro l’estate, attraverso adeguati investimenti, giungere poi a una media quotidiana di 15-20mila”. Una premessa doverosa quella dell’assessore Donini, nel presentare il piano regionale sui test sierologici dopo il via libera della Giunta regionale, considerata la confusione che regna su tali test, da molti considerati, del tutto erroneamente, come una sorta di patentino dell’immunità.
“I test sierologici – prosegue Donini – assicurano un’indagine epidemiologica di massa utile per comprendere la diffusione del virus, per capire come ha circolato e quali strati e fasce di popolazione ha maggiormente coinvolto”.
87.214 sono quelli fatti ad oggi in Emilia Romagna e a essere testati per primi e gratuitamente sono stati dei target di popolazione specifici: “dai professionisti della sanità a quelli che lavorano in ambito socio assistenziale, dalle Forze dell’Ordine agli operatori della Protezione civile. Operatori che verranno testati tre volte. Al momento, grazie a una prima campagna di screening, abbiamo riscontrato anticorpi nel 5% degli operatori testati, di questi, tutti asintomatici, poi sottoposti a tampone, l’infezione era presente nella metà dei casi. Dunque, su oltre 87mila, i positivi al covid si sono attestati intorno al 2,5%”, spiega Raffaele Donini.
Il piano regionale approvato dalla Giunta dà ora la possibilità a privati e aziende di sottoporsi ai test sierologici ma all’interno di regole e parametri ben definiti per “continuare a garantire un percorso trasparente, sicuro e supervisionato dalla sanità pubblica”.
Sono una quarantina al momento i laboratori privati autorizzati dalla Regione i quali potranno effettuare due tipologie di test: quello rapido, il cosiddetto pungidito, o l’esame immunoenzimatico da prelievo venoso entrambi in grado di rilevare gli anticorpi Igg (sono prodotti durante la prima infezione o all’esposizione di antigeni estranei, aumentano dopo qualche settimana dal contatto e dunque sono segno di infezione pregressa) e Igm (prodotti nella fase immediatamente seguente la fase acuta di malattia).
“Non possiamo imporre al libero mercato un tetto alla prestazione – prosegue Donini – ma abbiamo fissato un prezzo di riferimento per il cittadino: 25 euro per il test rapido e 50 per quello ematico completo. La Regione poi monitorerà costantemente la situazione per denunciare eventuali atteggiamenti speculativi”.
Ma cosa devono fare cittadini e imprenditori interessati a sapere se sono entrati in contatto col coronavirus? Il meccanismo è semplice.
“I privati – sottolinea l’assessore Donini – potranno sottoporsi al test solo con prescrizione medica e a pagamento. Solo il medico di fiducia, infatti, il cui ruolo è essenziale e insostituibile, può valutare l’appropriatezza dell’esame a seconda di ogni casistica – che deve essere richiesto dal paziente senza presentarsi in ambulatorio, ma telefonicamente – e quindi decidere l’effettiva necessità di effettuare il test e il momento opportuno. E qualora il test sia positivo, scatterà da subito l’isolamento precauzionale, in attesa dell’effettuazione del tampone oro-faringeo di verifica, questo a cura del Servizio sanitario regionale”.
“La prescrizione da parte del medico è un elemento strategico per calmierare le aspettative dei pazienti, spiegare l’utilità del test, avere una lettura anticorpale adeguata e gestire questo delicato momento di passaggio”, ha aggiunto Fabio Maria Vespa, segretario regionale Federazione italiana medici di medicina generale.
I datori di lavoro che decidono di effettuare lo screening sierologico su base volontaria dei propri dipendenti (sono circa 600 le aziende che hanno fatto richiesta), devono comunicare alla Regione l’avvio del programma, indicando il laboratorio scelto tra quelli autorizzati (la lista è costantemente aggiornata all’indirizzo http://salute.regione.emilia-romagna.it/tutto-sul-coronavirus/test-sierologici/faq). Chi ha già fatto domanda, non deve fare ulteriori comunicazioni, se ha già individuato come riferimento un laboratorio autorizzato. In questo caso i datori di lavoro si fanno carico di tutti i costi, compreso l’eventuale tampone. I risultati dei test sierologici, sia sui privati che sui dipendenti di aziende, saranno trasmessi direttamente dal laboratorio al Servizio di Igiene pubblica e caricati sul sistema Sole e sul Fascicolo sanitario.
“Grazie al lavoro dei laboratori privati, in grado di compiere dai 2 ai 4mila test al giorno, entro giugno potremmo aver testato quasi il 10% della popolazione della regione. Questa campagna di screening, ci tengo a sottolinearlo, non è solo un’indagine statistica bensì può individuare una possibile quota di persone positive asintomatiche”, conclude Donini.
Concetto ribadito anche dal professor Vittorio Sambri, direttore Laboratorio unico Pievesestina, Ausl Romagna: “pur ribadendo che il tampone sul secreto naso faringeo è lo strumento diagnostico fondamentale, anche il test sierologico può rivelarsi prezioso per bloccare la possibilità di diffusione involontaria del virus”.
Jessica Bianchi