Ha passato due anni lontano dai riflettori, dopo aver annunciato di essere al lavoro sul suo tredicesimo album, senza darne più notizia. Luca Carboni ha raccontato cosa ha causato l’improvviso allontanamento dalle scene: un tumore ai polmoni difficile da operare che lo ha costretto a una lunga battaglia.
Il cantate si è raccontato in una lunga intervista di Walter Veltroni su Il Corriere della Sera, dove ha spiegato tutto ciò che ha dovuto affrontare dal momento della diagnosi, arrivata a marzo 2022, dopo aver fatto una lastra di controllo: “A marzo del 2022 mi è stato diagnosticato un tumore al polmone. Un po’ di tosse che non passava, la decisione di fare una lastra. Uno choc. Sono rimasto senza parole, quella malattia sta nella nostra vita, ma pensi che a te non toccherà mai. Improvvisamente tutto è cambiato”.
“Stavo registrando un album nuovo, avevo già definito dieci pezzi. Avevo previsto l’album e poi il tour. Invece, in pochi minuti, tutto è cambiato. Dalla scelta dei brani sono passato alla scelta delle terapie per sopravvivere. Il tumore era grande, difficile da operare”, ha raccontato Carboni.
“Lo staff di oncologia del Sant’Orsola, guidato dal Primario Prof. Andrea Ardizzoni, con la collaborazione dello pneumologo Piero Candoli e del chirurgo Piergiorgio Solli, ha avviato subito una massiccia cura di chemioterapia. Il tumore si è ridotto molto e ad agosto ha consentito l’operazione per asportarlo. Per fortuna non c’erano metastasi e dopo l’intervento abbiamo continuato con l’immunoterapia. Dopo due anni posso dire di essere tecnicamente guarito anche se, con questo tipo di malattia, questa parola ha un significato fragile”, ha continuato.
Carboni ha raccontato anche il lato più umano di ciò che ha passato: “Dopo due anni posso dire di essere tecnicamente guarito anche se, con questo tipo di malattia, questa parola ha un significato fragile. Questa esperienza mi ha messo in contatto con tante persone. Ho frequentato oncologia, ho vissuto le storie di tanti malati. Il tumore non è un’esperienza individuale, ma collettiva. Non puoi sentirti guarito se non è guarito l’altro, la persona che avevi a fianco mentre facevi le flebo. In questi anni ho pregato per me, ma anche per chi condivideva il mio stesso percorso. Come un mio amico dell’isola d’Elba, che ha scoperto il mio stesso male ma non ce l’ha fatta”.
“Credo, e non ho ragione per nasconderlo. Dalla notizia, dalla lastra e, soprattutto, dallo sguardo del radiologo, mi ero convinto di avere poco tempo. Ho pensato alla morte, per la prima volta, come a una possibilità concreta. Ma devo alla scienza medica il ritorno, assai presto, di una ragionevole speranza. Non ci credevo, immaginavo fosse una necessaria consolazione, eppure mi sono aggrappato a quel barlume di luce. Ho pensato due cose: che dovevo fidarmi dei medici e affidarmi al destino, combattendo a modo mio. Comunque, anche quando vedevo la fine come eventualità possibile, mi sentivo felice. Ho fatto una vita bella, piena di luce, di gioie, di amori. Il mio percorso è stato faticoso e carico di soddisfazioni”, ha confessato.
Carboni ha combattuto il tumore come poteva, cercando il meglio nelle piccole cose: “Ho sopportato la chemio, erogata con dosi massicce, molto bene, anche grazie ai consigli del mio medico omeopata. E lo stesso con l’immunoterapia. In definitiva ho vissuto una esperienza drammatica senza provare dolore. Non mi sono piegato alla disperazione, che pure conviveva con me, ho combattuto. Ho smesso di fumare, ho camminato tanto. Andavo sull’Appennino e cercavo paesaggi che rendessero ancora più forte il mio rapporto con la vita. La natura mi ha aiutato“.
Ora il cantautore bolognese vuole guardare avanti e pensare a come sarà tornare a cantare davanti ai suoi fan: “Quando tornerò sul palco, la prima canzone che farò sarà “Primavera”. È la canzone di una stagione attesa, che torna ogni volta diversa. Mi piacerebbe che la prima data fosse a Bologna, la mia città. Bologna non è solo una città, è un modo di essere, la tua educazione, i tuoi tempi, il tuo modo di guardare il mondo. Bologna è una regola ma, soprattutto, è un’occasione”.
(foto: ph. Andrea Brusa)